TRA DUE MONDI E ALTRI RACCONTI
“Opera poliedrica che conduce il lettore in un percorso variegato, caleidoscopico e dalla emozionalità intensa, si snoda attraverso le contraddizioni tipiche dell’uomo e dell’esistenza stessa in una ritmica sapiente che cattura e convince. Da segnalare “Maria Eloisa: Briciole di Cielo Blu intenso e commovente” e “Ai Murazi” nostalgico tuffo nel passato alla ricerca dell’accettazione del presente. “
(Recensione di Roberto Sarra)
“Marina Catalano è un’abile guida nell’esplorazione del cratere che ogni persona rappresenta. … Tutto si trasforma. I racconti, come coriandoli leggeri, cambiano direzione, posizione, altezza e solo in assenza di vento il peso potrà imprimere al loro itinerario una qualche influenza prima di posarsi inesorabilmente a terra. Marina Catalano-Mc Vey ci accompagna a scoprire squarci di paesaggio che efficacemente illustrano chi siamo e come ci muoviamo.”
(Recensione di Silvio Crosera)
IERI OGGI DOMANI
“Quando l’immaginazione è stile. …
Una silloge che giace sul tappeto di un’immaginazione plasmata da anni di ricerca stilistica. Potenza di ritratti che come quadretti slegati sono assemblati con lo stesso marchio di fabbrica. … Temi vari, narrazione ammaliante. “
(Recensione di Daniela Di Stefano)
“Appassionante silloge di dodici racconti brevi, che attinge alla memoria e costruisce un percorso, libero e fantasioso, costellato di imprevisti, ricordi e momenti di grande meraviglia. Sebbene i racconti siano tra loro assai diversi per genere, li accomuna uno stile che sconfina, talvolta, nel pittorico. L’autrice pare avvertire l’esigenza di dipingere in parola i vari stati d’animo dei suoi inquieti personaggi… “
(Introduzione Giovane Holden Edizioni)
La peculiarità di questa raccolta di racconti si ravvisa già dal titolo “Ieri oggi domani”, volutamente scevro di punteggiatura, a rammentarci lo scorrere fluido e inesorabile del tempo e con esso degli eventi che compongono un’esistenza.
La continuità temporale dei racconti si fa continuità stilistica: una voce narrante poliedrica che riesce, senza mai risultare monocorde, a richiamare a sé tutti gli elementi fondamentali, a rimescolarli per presentarli al lettore adeguandoli ai personaggi dei racconti, alla loro condizione umana; un metaracconto che racchiude in sé l’umanità stessa con tutto il suo caotico di emozioni, di gioie e di dolori.
Il lettore è invitato a farsi spettatore di tutte queste esistenze che prendono vita dalle pagine di questa raccolta, come uno spettatore alla finestra, distante eppure mai del tutto estraneo. Alla giusta distanza per riflettere sulla commedia umana che si dispiega ma mai troppo distante per trasformarsi in giudice impietoso e super partes.
Marina Catalano in questo si rivela una scrittrice “dura e pura” che ha accantonato ogni tentativo di blandire il lettore o di influenzarne il giudizio.
La volontà consapevole e mai banale di lasciare emergere tutti gli slanci, le debolezze, persino le brutture del genere umano, fa di questo libro una preziosa testimonianza letteraria e segna una nuova era in cui lo scrittore scende dalla propria turris eburnea per confondersi fra i personaggi dei racconti che tanto assomigliano agli esseri umani che tutti i giorni solcano la vita reale.
L’invito al lettore è ad abbandonarsi alle pagine di questi racconti, lasciandosi cullare dal loro ritmo rapsodico abbandonando le astrazioni e gli orpelli per mettere a nudo, insieme a quelle dei personaggi letterari, un po’ del proprio vissuto interiore ed esteriore.
Testo critico di Alessandro Cerioli (Tablinum Cultural Management)
VENEZIA: LE RADICI DEL MIO GLICINE
Riecheggiano tra le calli di Venezia le voci dell’ infanzia della protagonista, che, dopo anni di peregrinazioni per il mondo, ritorna alla sua città d’origine. I suoi passi sulle antiche pietre risuonano familiari come in nessun altro luogo e la riportano a immagini e pensieri che credeva svaniti. Emergono prepotenti e le parlano della sua identità. Da lì era fuggita contestando quel mondo troppo ristretto per lei. È lì che ritorna in cerca di verifiche per superare un momento di crisi personale. È lì che affondano le sue radici, come quelle di un glicine antico. È nella magia della laguna che la vita sembra poter rifiorire per lei anche grazie a un antico amore. Inaspettatamente, però, si trova coinvolta in un giallo misterioso che sconvolgerà la sua vita.
È un romanzo costruito con abilità, attento ai risvolti psicologici dei personaggi e mirante ad affrontare molti temi attuali.
(Presentazione di Silvio Crosera)
PAROLE NEL VENTO – LA VOCE DEL LARIO
Prefazione del Dott. Alessandro Cerioli (TABLINUM CULTURAL MANAGEMENT)
Devo essere sincero, in tanti anni di studi classici, raramente ho letto una ricerca storica così corposa per la stesura di un romanzo. Le ricerche correlate ai fatti storici e alle personalità che nei secoli hanno abitato il lago, fanno di questo romanzo una lettura interessante non solo per lo stile narrativo, ma anche per comprendere al meglio la società passata e quindi in qualche modo ritrovare noi stessi.
Per descrivere questo romanzo spenderò principalmente questo aggettivo: magnetico. Si perché La Voce del Lario è magnetica e ci parla con una semplicità profonda che difficilmente lascia impassibili.
Per le persone che come me sono nate e cresciute sul Lago di Como, non è possibile fare a meno del mesto sciabordio delle sue acque e la quiete che ne consegue nelle lunghe giornate autunnali.
Un turista potrà rimanere estasiato dal Lago di Como nella versione estiva, ma vi assicuro che il vero lago di Como lo si ammira e lo si apprezza in quei mesi cosiddetti di “bassa stagione”.
Ma che cos’è esattamente la voce del lago?
Non vogliatemene per questa parentesi poetica.
Il suo suono è il suono interiore fatto di anime che qui si sono incontrate per vivere un’intera esistenza o solo per un fugace incontro. Il lago con le sue acque scure e profonde custodisce segreti, sentimenti e storie sin dalla notte dei tempi. Quel vortice profondo dove tutto si perde per poi ricomporsi in un nuovo senso; molti di noi ne porteranno impresso nel proprio animo il suono del suo sciabordante chiacchiericcio, altri invece hanno affidato a lui i loro segreti più reconditi, altri ancora hanno abbandonato nelle sue acque le proprie esistenze tormentate in un gesto estremo.
Quindi questo lago è vero che possiede un lato scintillante e colorato, a volte spudorato nel suo incanto, e ne sa qualcosa l’aristocrazia che per diversi secoli ha abitato le sue sponde, quante feste e quanta gioia deve aver visto questo lago di Como, ma anche quante brutture, il suo lato oscuro e tenebroso ha visto la fine definitiva del regime fascista, con la cattura di Benito Mussolini, e magari nel suo ventre scuro custodisce ancora l’oro dell’ultimo dittatore italiano, divenuto ormai leggendario.
In definitiva possiamo asserire che il Lago di Como è stato un ottimo palcoscenico per la piccola e la grande storia, via di transito per eccellenza deve la sua fortuna all’orografia del territorio che nei millenni ha consentito una naturale connessione fra il sud ed il nord, facendo sì che dal tempo dei celti fosse una via di transito pressoché perfetta per commerciare e viaggiare, ampiamente utilizzata dai romani e dai bizantini, e per tutto il basso e l’alto medioevo il Lago di Como era la direttrice imprescindibile per chiunque volesse arrivare nel cuore dell’Europa o viceversa per dirigersi verso il mare Mediterraneo.
Lunga è anche la lista delle personalità che lo hanno abitato o che vi hanno trascorso dei soggiorni, brevi o lunghi.
Da Giulio Cesare a Giuliano l’Apostata, da Federico Barbarossa a Leonardo da Vinci, per non parlare degli uomini di cultura che nell’ottocento e novecento furono ospiti dei nobili che sulle sue sponde avevano delle sontuose ville: da Silvio Pellico ad Alessandro Manzoni, da Antonio Fogazzaro a Giuseppe Verdi, e ancora Franz Listz, Filippo Marinetti, sino ad arrivare ai politici e alle menti più brillanti del ventesimo secolo come Wernher von Braun e John Fitzgerald Kennedy.
Ma come tutto ha un inizio, tutto ha una fine e ahimè purtroppo debbo constatare che questa grandeur di sapere e cultura non abita più le sue sponde, ormai da diverso tempo. Basti pensare che questi illustri personaggi sono stati soppiantati da persone pressoché anonime, nel senso culturale del termine, ma è innegabile che il Lago di Como mantiene questo fascino e lo esercita su persone che come la protagonista Milena hanno un occhio attento al passato.
Quindi immergetevi in questa magnetica lettura e buon viaggio…
(Introduzione Dott. Alessandro Cerioli)
- Articolo pubblicato su Centro Valle Val Chiavenna e Alto Lario – (SABATO 10 OTTOBRE 2020)
STA CONQUISTANDO TUTTI IL NUOVO LIBRO DI MARINA CATALANO
L’autrice ha ambientato il suo romanzo proprio nella parte più a nord del Lago di Como, quasi personificandolo Sta conquistando tutti il nuovo libro di Marina Catalano
GRAVEDONAEDUNITI (pea) «Parole nel vento, la voce del Lario» è l’ultimo libro di Marina Catalano Mc Vey che parla del lago di Como, nella parte più a nord, di storia e dei giorni nostri.
E l’autrice ha introdotto così i lettori in questa narrazione: «La mia è una storia moderna che si mescola a tante storie del passato. Il lago, anticamente chiamato La- rio, diventa protagonista e la sua esperienza millenaria si intreccia con la storia personale di Milena, una giovane donna i cui nonni erano figli di quella zona, poi emigrati a Dublino. Il Lario e Milena stabiliscono un legame
molto profondo di amicizia. Il lago le narra molti racconti che si riferiscono ai suoi vari periodi storici e poco alla volta risveglia in Milena tasselli di vita che lei ha profondamente sepolto nel sub- conscio, archiviandoli cocciuta- mente. La giovane subisce il forte magnetismo del lago e ne ascolta la voce, cercando un senso nei messaggi misteriosi delle sue sto- rie e nelle sue proprie paure re- condite».
Numerosi i temi affrontati, ma viene valorizzata soprattutto l ’ impronta celtica della zona: il lago è permeato da una spiritualità antica, dalla sacralità della cultura dei Celti, ancora percepibile sulle sue sponde e sulle montagne che lo incastonano come uno smeraldo.
Recensione di Giovanni Di Girolamo – romanzo “OLTRE LE PALME I PENSIERI DEL MARE” – estratto
Valerio e Alessia è quella che si può definire una normalissima coppia, tutto sommato anche felice, soltanto adombrata dalla mancanza di figli, che sinceramente avrebbero voluto avere, ma non sono venuti. Lui ingegnere informatico, lei titolare di un avviato ristorante. Gli affari vanno bene, tanto che decidono di comprare anche un appartamento, uso vacanze, nella Repubblica Dominicana. Ma qualcosa all’improvviso viene ad incrinare la loro unione: lui, causa la crisi che a partire dagli anni 2010 in poi si abbatte in Italia e nel mondo, perde il lavoro per riduzione del personale nella ditta dove lavorava. E, purtroppo, a 47 anni non è facile un ricollocamento nel mondo del lavoro; lui si vergogna di riferire la cosa alla moglie, e prova in tutti i modi di trovare effettivamente un’altra occupazione, ma invano. Intanto il suo stato d’animo si riflette anche nel normale rapporto di coppia: è taciturno, talora anche un po’ irascibile, sembra insofferente persino davanti alle insistenze della moglie che vuole capire che cosa gli sta succedendo. Dopo sei mesi, con il fallimento della ricerca di un nuovo lavoro, lui si arrende e riferisce tutto alla moglie: la quale non gradisce affatto la circostanza di averla tenuta all’oscuro della sua situazione per così tanto tempo. …
Purtroppo, ad aggravare la situazione affettiva ed economica subentra anche la vicenda della casa di vacanze nell’isola caraibica: la ditta costruttrice dello stabile (composto di vari appartamenti e tutti venduti) non ha stipulato tempestivamente l’atto notarile in favore dei vari acquirenti; è oberata da debiti, sicché la banca sequestra tutto, ovviamente anche gli appartamenti. Lui, anche in questo caso, decide autonomamente, ovvero senza dire nulla alla moglie, di trasferirsi nella Repubblica Dominicana, con la scusa di seguire da vicino le vicende legali dell’appartamento, ma in realtà per provare a ricostruire la sua vita là in quell’isola, magari con l’attività hobbistica che da sempre lo ha occupato ed intrigato: la fotografia. Pur a fatica in parte ci riesce. Ma intanto il suo matrimonio è a rotoli …
Ecco, nel resoconto della trama noi ci fermiamo qui; deleghiamo al lettore il compito di scoprire il finale: che, possiamo solo anticipare, è di sicuro interessante. Nostro compito, a questo punto, è illustrare il libro dal lato puramente critico. E diciamo subito che è un romanzo, oltre che corposo e con uno sviluppo di vicende sempre incalzante, molto avvincente, con una narrazione fluida, di facile acquisizione mnemonica, sì da conferire alla lettura una speditezza tale da far ultimare la lettura in pochissimo tempo, nonostante la sua corposità di cui si diceva dianzi. Riteniamo superfluo aggiungere che la lettura fornisce anche una straordinaria gradevolezza. E qui rimarchiamo l’effettiva “qualità” del libro e, di conseguenza, dell’autrice: grande padronanza discorsiva e dialogica, senza le ossessive e puntigliose ricercatezze stilistiche – non di rado caratteristica dei nuovi narratori – che, lungi dal facilitare la lettura, la rende ostica – e pesante. È appunto questa la indubbia “qualità” del libro, che siamo sicuri è anche condivisione dei tanti lettori. Di certo il tempo speso per la lettura di quest’opera è proficuo, non solo per gradevolezza, ma anche e soprattutto per compiacimento di indubbia Arte letteraria.
Giovanni Di Girolamo